Dai suoi esordi nel 1996 Wes Anderson ha confezionato film unici nel suo genere. Da un lato, lo stile visivo di Anderson è conosciuto per il predominante uso di colori pastello, l’estrema simmetria delle inquadrature e un’atmosfera quasi fiabesca. Dall’altro, le storie dei suoi film si sviluppano secondo traiettorie da commedia nera o avventura surreale. Per queste caratteristiche, i film di Anderson sembrano avere luogo in un mondo a sé stante.
Qui a JustWatch abbiamo creato questa lista con tutti i film di Wes Anderson, elencati dal migliore al peggiore. La decisione delle varie posizioni è stata presa in base all’aspetto visivo delle opere, alle performance degli attori e al livello di iconicità dei titoli. Per fare un viaggio nel suo mondo, ecco a voi la lista di tutti i film di Wes Anderson.
13. Il treno per il Darjeeling (2007)
Il treno per il Darjeeling non è invecchiato bene come altre pellicole di Anderson. Prodotto in un ambiente culturale diverso, il titolo con Adrien Brody, Jason Schwartzman e Owen Wilson semplifica e dipinge con occhi occidentali l’India, peccando di una visione al limite del razzismo interiorizzato. Non basta l’iconica sequenza in slow motion con i tre che rincorrono un treno in partenza a salvare il film. Allo stesso tempo, a Il treno per il Darjeeling (2007) va riconosciuto un aspetto visivo all’altezza della reputazione di Anderson. Il caleidoscopio di colori che invade lo schermo è il grande punto di forza della pellicola. Nel complesso, il film del 2007 non può che posizionarsi all’ultimo posto per le critiche a inizio paragrafo. D’altronde, forma e sostanza hanno un peso uguale nei miei criteri di scelta.
12. Le avventure acquatiche di Steve Zissou (2004)
Questa è una cosa che ripeterò spesso: i film di Wes Anderson sono sempre impeccabili dal punto di vista estetico. Le avventure acquatiche di Steve Zissou non è un’eccezione e conferma la sapienza e maestria con la quale il regista mette in scena le sue opere. Tuttavia, il film appare simile a Il treno per il Darjeeling (2007) nell’incapacità di mescolare la sostanza con una forma così potente. A tratti noiosa, a tratti sconclusionata, la trama de Le avventure acquatiche di Steve Zissou (2004) non ha nessun punto saliente ma si sviluppa con un ritmo blando e non coinvolgente. Allo stesso tempo, il cast stellare non salva un film che si regge solamente sulla sua bellezza esteriore. Il penultimo posto è quindi una scelta obbligata ma poco sofferta.
11. Asteroid City (2023)
Asteroid City è uno spettacolo per gli occhi. I colori pastello che caratterizzano l’occhio cinematografico di Anderson sono più vivi rispetto ad altre pellicole. La scelta è azzeccata perché riflette il caldo dell’ambientazione desertica e l’atmosfera radioattiva dei test nucleari. Asteroid City (2023) –un mix perfetto di Don't Worry Darling (2022), Oppenheimer (2023) e Barbie (2023)– è però un film molto sbilanciato sulla forma e appare debole sul versante sostanza. Questa criticità l’abbiamo trovata anche alle posizioni precedenti nella classifica e, in particolare, per Le avventure acquatiche di Steve Zissou (2004). Sembra quasi un’occasione sprecata ed è proprio per questo che Asteroid City (2023) è all’undicesimo posto.
10. Un colpo da dilettanti (1996)
Se siete amanti dell’eccentricità del cinema di Wes Anderson, il suo debutto Un colpo da dilettanti crescerà sempre più nel vostro cuore. Il film con Owen e Luke Wilson è anche l’occasione per assistere a uno stile visivo non ancora perfezionato dal regista. I colori pastello e le inquadrature simmetriche non fanno ancora parte del registro di Anderson e, bisogna ammetterlo, questo elemento va a penalizzare nella classifica Un colpo da dilettanti (1996). Allo stesso tempo, l’eccentricità che tanto ci piace di Anderson non incontra sempre i gusti di tutti. Per queste due ragioni, il debutto del 1996 si posiziona al decimo posto. Tuttavia, se avete amato La truffa dei Logan (2017) e Napoleon Dynamite (2004), questo film fa assolutamente per voi.
9. The French Dispatch (2021)
Come per La meravigliosa storia di Henry Sugar e altre tre storie (2024), The French Dispatch è organizzato attraverso una struttura antologica. Dopo la morte del direttore, un’ultima uscita dell’omonimo giornale contiene quattro articoli, che diventano le storie raccontate nel film. Per quanto riguarda l’estetica, la lista sembra completa: colori pastello, ci sono; inquadrature statiche e simmetriche, ci sono; carrellate laterali e verticali, ci sono. Nonostante la grande prova visiva, il limite di The French Dispatch (2021) è simile a quello di Asteroid City (2023) ed è la ragione per la nona posizione: tanta forma, poca sostanza. Inoltre, la teatralità del mondo andersoniano è peculiare ma controproducente in alcune sue pellicole, perché impedisce allo spettatore di immedesimarsi completamente nei personaggi.
8. La trama fenicia (2025)
Non vorrei ripeterlo all’infinito, ma La trama fenicia è un altro di quei titoli dove l’estetica prevarica la sostanza. Il film torna su atmosfere thriller già viste di sfuggita in alcune sequenza di Grand Budapest Hotel (2014). E questa sarebbe stata una grande occasione per Anderson di cimentarsi con un film di spionaggio vero e proprio. Tuttavia, l’innesto della commedia nera riporta La trama fenicia (2025) sul terreno dell’eccentricità. Non posso, però, non menzionare i magnifici set in cui si svolge la storia, un vero spettacolo per gli occhi. Lo stesso vale per i costumi e, in particolar modo, per i vari doppiopetti che gli attori indossano, che ricordano classici senza tempo come Casablanca (1943).
7. La meravigliosa storia di Henry Sugar e altre tre storie (2024)
La meravigliosa storia di Henry Sugar e altre tre storie (2024) unisce quattro cortometraggi targati Anderson e Netflix in un film antologico. Che si tratti de La meravigliosa storia di Henry Sugar (2023), de Il cigno (2023), de Il derattizzatore (2023) o di Veleno (2023), lo spettacolo visivo rimane invariato. Carrellate perfette, inquadrature matematicamente studiate e i fedeli colori pastello sono sempre una gioia per gli occhi. La durata dei corti tratti dalla penna di Roald Dahl non supera i 90 minuti, rendendo l’opera una perfetta e veloce introduzione al cinema di Anderson, per chiunque viva ancora sotto una pietra. Tuttavia, il formato antologico può non colpire chi preferisca vedere un film con una sola trama, come il sottoscritto. Per questa ragione, La meravigliosa storia di Henry Sugar e altre tre storie (2024) rimane a metà classifica.
6. L'isola dei cani (2018)
L'isola dei cani trova Anderson in grande forma. A differenza di Asteroid City (2023), questa pellicola animata riesce a convincere sia dal punto di vista visivo che da quello narrativo. La tecnica stop-motion utilizzata nel film dona un carattere visivo tutto particolare. Imperfetto ma tattile, il campo visivo sembra più reale perché creato con un uso ridotto della CGI. È anche interessante notare come lo stile di Anderson non cambi, che si tratti di animazione o live-action. Sul lato sostanza, il film convince appieno con una trama che tocca temi legati alla quarantena, allo specismo e alla ricerca della libertà. L'isola dei cani (2018) potrebbe posizionarsi più avanti nella classifica, ma bisogna tenere da conto il fatto che non tutti apprezzano l’animazione. Come sempre, più avanti troverete un’eccezione.
5. Moonrise Kingdom - Una fuga d'amore (2012)
Vedere una star dell’action come Bruce Willis in un film di Wes Anderson già vale la quinta posizione. A ciò dobbiamo aggiungere una storia che tocca le corde del cuore e un’esperienza visiva sempre degna degli standard a cui Anderson ci ha abituato. Moonrise Kingdom - Una fuga d'amore è anche divertente e intrattenente per tutti i 94 minuti di durata, il che lo rende un pacchetto completo. Certo, se non siete in cerca di momenti teneri, un film come Moonrise Kingdom (2012) non vi trasmetterà granché. Il film, però, è tra i più riusciti del regista e la sua visione non dovrebbe mancare a nessuno. Specialmente se non potete fare a meno di film come Stand by Me - Ricordo di un'estate (1986) e Submarine (2011).
4. I Tenenbaum (2001)
Insieme a Grand Budapest Hotel, I Tenenbaum è sicuramente il film più famoso di Wes Anderson. Un vero e proprio cult anni 2000, la pellicola con Ben Stiller, Gwyneth Paltrow e Owen Wilson è la classica tragicommedia dove l’umorismo nero è letteralmente tale. Un minuto stai ridendo, quello dopo hai un groppo alla gola. La vera domanda per questo titolo rimane una sola: perché non nella top 3? I Tenenbaum (2001) ha tutto ciò che serve: estetica, sostanza e intelligenza. Tuttavia, lo stile artificiale di Anderson, tra inquadrature millimetriche e dialoghi fuori dal comune e irreali, toglie quell’oncia di empatia necessaria per trasporre sullo schermo questa famiglia a dir poco disfunzionale. Sono conscio di cercare il pelo nell’uovo, però stiamo pur sempre parlando di Wes Anderson.
3. Rushmore (1998)
Lo stile visivo vellutato del regista di Houston non era ancora rodato nel debutto Un colpo da dilettanti (1996). Con il successivo Rushmore, Anderson inizia a muoversi verso l’approccio autoriale che renderà il suo cinema riconoscibile a chilometri di distanza. I colori non sono ancora del tutto pastello, ma le inquadrature simmetriche e dettagliate fanno la loro comparsa in maniera estesa. Seppur mantenendo lo stile artificiale dei dialoghi de I Tenenbaum (2001), Rushmore (1998) riesce a far connettere lo spettatore con la storia. Allo stesso tempo, l’universo del film è perfettamente costruito tanto da volercisi perdere dentro. Se non potete fare a meno di film coming-of-age come Una pazza giornata di vacanza (1986) o Election (1999), avete appena trovato la terza portata.
2. Fantastic Mr. Fox (2009)
Prima de L'isola dei cani (2018), Anderson aveva fatto il suo debutto nell’animazione con il bellissimo Fantastic Mr. Fox. Sempre utilizzando la tecnica dello stop-motion, il regista e i suoi collaboratori portano sullo schermo un film potente sia dal punto di vista estetico che tematico. A impressionare è la fotografia sopraffina che richiama in ogni istante il manto rosso-arancione della volpe protagonista. Spettacolari anche le tonalità di blu per le scene notturne. Sul versante della sostanza, la rivisitazione andersoniana di un classico di Roald Dahl appare molto più sicura e ispirata rispetto a La meravigliosa storia di Henry Sugar e altre tre storie (2024). Ho premiato Fantastic Mr. Fox (2009) con la seconda posizione anche per i temi sociali che traspaiono dalle vicende del personaggio principale.
1. Grand Budapest Hotel (2014)
Grand Budapest Hotel (2014) è perfetto in ogni suo istante. Al contrario di film nelle ultime posizioni come Il treno per il Darjeeling (2007) e Le avventure acquatiche di Steve Zissou (2004), questa pellicola miscela forma e sostanza in maniera impeccabile. Se un gruppo di alieni volesse conoscere chi è Wes Anderson dal punto di vista artistico, Grand Budapest Hotel (2014) sarebbe il biglietto da visita. I colori vanno da varie sfumature di rosa e viola fino a tonalità sul blu e il grigio. Le scelte cromatiche, però, non hanno solamente un obiettivo estetico ma richiamano l’evolversi della trama. Ed è qui che Anderson dimostra tutta la sua stoffa, sceneggiando una vicenda che sprigiona un potere emotivo senza paragoni, tra amore, nostalgia e paura del futuro. La posizione numero uno è più che dovuta.