And the Oscar goes to… Può sembrare ancora presto, ma l’inizio dell’autunno è in realtà il momento giusto per iniziare a chiedersi chi potrebbe vincere l’Oscar. Per farsi un’idea basta infatti guardare gli ultimi due grandi Festival svoltisi da poco: la Mostra del Cinema di Venezia e il Toronto International Film Festival.
Parlando di Venezia, negli ultimi anni la Mostra ha predetto diversi titoli che sono poi andati agli Oscar, da nominati o addirittura da vincitori. Per esempio “Nomadland” (2020) di Chloé Zhao, dopo aver ricevuto il Leone d’Oro al Lido, ha vinto tre Oscar, di cui uno per miglior film. È successo anche a “The Shape of Water – La forma dell’acqua” (2017) di Guillermo del Toro, che ha vinto quattro statuette dorate, miglior film incluso, su tredici candidature.
Il prestigioso Premio del Pubblico di Toronto (People’s Choice Award) è spesso predittivo per il premio più ambito dell’Academy. Tra gli esempi, “The Millionaire” (2008) di Danny Boyle, “Il discorso del re” (2010) di Tom Hooper, “12 anni schiavo” (2013) di Steve McQueen, “Green Book” (2018) di Peter Farrelly, e di nuovo “Nomadland” (2020).
Quest’anno il Leone d’Oro è andato a “Father Mother Sister Brother” (2025) di Jim Jarmush, mentre il People’s Choice Award a “Hamnet” (2025) di Chloé Zao, che potrebbe ambire a un bis del riconoscimento più importante del cinema.
Passiamo però in rassegna anche altri titoli che sono stati presentati ai Festival, che potrebbero far parlare di sé alla prossima notte degli Oscar, e dunque nella prossima stagione cinematografica.
Hamnet - Nel nome del figlio (2025)
Reduce dal People’s Choice Award a Toronto, ad oggi “Hamnet - Nel nome del figlio” (2025) è il favorito agli Oscar. Il film di Chloé Zhao è stato accolto con entusiasmo dal pubblico e dalla critica, e sembrerebbe destinato a lasciare il segno nell’immaginario dei cinefili, e non solo. Tratto dal pluripremiato bestseller di Maggie O’Farrell, “Nel nome del figlio. Hamnet” (2021), edito in Italia da Guanda, la pellicola segue il rapporto tra William Shakespeare e la moglie Agnes, focalizzandosi sull’impatto del drammatico lutto di loro figlio, Hamnet, scomparso a soli undici anni. Protagonisti Jessie Buckley e Paul Mescal per l’opera che avrebbe tutte le carte in tavola per giocare una partita interessante davanti ai giurati dell’Academy.
Father Mother Sister Brother (2025)
Reduce dal Leone d’Oro a Venezia, “Father Mother Sister Brother” (2025) è un altro contendente importante per l’Oscar. L’opera di Jim Jarmusch è un film a episodi, che cerca di indagare le dinamiche familiari, a tratti inevitabilmente ancora misteriose. Definito dallo stesso regista un anti-film d’azione, si concentra sulla quotidianità, sui piccoli dettagli, raccontando le disfunzioni che albergano le famiglie. Alternando ironia e malinconia, e avvalendosi di grandi interpretazioni, ha sicuramente sorpreso pubblico e critica, oltre ad aver evidentemente toccato le corde della giuria veneziana. L’uscita nelle sale italiane è prevista per il 24 dicembre.
La voce di Hind Rajab (2025)
24 minuti di applausi alla fine della proiezione a Venezia. “La voce di Hind Rajab” (2025) un’opera potente e soprattutto straziante quella della regista tunisina Kaouther Ben Hania (“Quattro figlie” (2023), che ripercorre la tragica storia di Hind Rajab, di origine palestinese, uccisa a soli sei anni durante un attacco dell’esercito israeliano. Avvalendosi delle vere registrazioni audio delle telefonate intercorse tra la bambina, i familiari e i volontari della Mezzaluna, ne esce un film duro e commovente. Ha sfiorato il Leone d’Oro, ha vinto il Leone d’Argento – Gran premio della giuria, è stato scelto come candidato tunisino all’Oscar per miglior film straniero. Nelle sale cinematografiche dal 25 settembre.
No Other Choice – Non c’è altra scelta (2025)
La Corea del Sud ha appena scommesso su “No Other Choice – Non c’è altra scelta” (2025) per la corsa agli Oscar per il miglior film straniero. Molto apprezzato a Venezia, a Toronto classificato al primo posto dell’International People’s Choice Award, il film che segna il ritorno dietro la macchina da presa di Park Chan-wook potrebbe fare molto rumore in caso di nomination. Una black comedy che ruota attorno a Yoo Man-soo, interpretato da Lee Byung Hun (“Squid Game” (2021-2025), un uomo che viene improvvisamente licenziato dalla cartiera per cui ha lavorato per oltre venticinque anni. Non trovando un nuovo impiego, escogita una singolare strategia: eliminare (letteralmente) la concorrenza. Una spietata riflessione sul mondo del lavoro e sulle storture del capitalismo dei nostri giorni, che fa pensare a un “Parasite” (2018) bis. Stavolta forse con meno ambizioni, in termini di statuette.
Frankenstein (2025)
Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, “Frankenstein” (2025) di Guillermo del Toro è una rilettura moderna del romanzo di Mary Shelley. Il regista ha assemblato un cast d’eccezione per un progetto al quale ha lavorato per decenni, come Oscar Isaac, Jacob Elordi e Mia Goth, e le prime recensioni parlano di un film affascinante sul piano tecnico e visivo. A Toronto si è classificato al secondo posto del People’s Choice Award, il che fa pensare che potrebbe rimettere in campo il cineasta messicano nella prossima edizione degli Oscar. Dal 22 ottobre nelle sale, e dal 7 novembre su Netflix.
La Grazia (2026)
Dopo l’anteprima mondiale a Venezia, e la vittoria di Toni Servillo della Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile, “La Grazia” (2026) di Paolo Sorrentino è sicuramente un film da tenere sott’occhio. Soprattutto alla luce che quest’anno non è rientrato tra i titoli selezionati per rappresentare l’Italia come miglior film straniero agli Oscar. La pellicola non è risultata infatti eleggibile per la selezione, in quanto la sua uscita italiana supera la data limite del 30 settembre 2025. Tuttavia, potrebbe concorrere agli Oscar in altre categorie, grazie all’uscita statunitense fissata al 5 dicembre 2025.
Alla loro settima collaborazione, Sorrentino e Servillo mettono in scena il ritratto di un fittizio Presidente della Repubblica durante i suoi ultimi giorni di mandato. Che si tratti del film più politico del regista de “Il Divo” (2008)? In sala dal 15 gennaio 2026.
The Smashing Machine (2025)
“The Smashing Machine” (2025), biopic su Mark Kerr, segna l’esordio da solista alla regia di un lungometraggio per Benny Safdie (dunque senza il fratello Josh). Una prova fortunata che gli ha fatto ottenere proprio a Venezia il Leone d’Argento- Premio speciale per la regia. Così come potrebbe essere fortunata anche per il suo attore protagonista, Dwayne “The Rock” Johnson, che per la sua interpretazione del leggendario campione di lotta libera, Vale Tudo e MMA, con tanto di meticolosa preparazione fisica sostenuta, sembrerebbe avere una strada spianata per la sua prima nomination all’Oscar. In sala dal 19 novembre.
Bugonia (2025)
“Bugonia” (2025) segue le vicende di due uomini ossessionati dalle cospirazioni che arrivano a rapire la CEO di una grande multinazionale, convinti che si tratti di un’aliena intenzionata a distruggere la terra. Remake del film sudcoreano “Save the Green Planet!” (2003), Yorgos Lanthimos si riunisce ancora una volta con l’attrice-musa, Emma Stone (dopo “La favorita” (2018), “Povere creature!” (2023) e “Kinds of Kindness” (2024) i due sono alla quarta collaborazione) per mettere in scena una satira sulla società contemporanea, che sembrerebbe essere stata accolta con entusiasmo. Presentato in concorso a Venezia, l’uscita nelle sale italiane è prevista per il 13 novembre.
Dead Man’s Wire (2025)
L’ultima fatica di Gus Van Sant si ispira a una storia vera, avvenuta l’8 febbraio 1977 a Indianapolis. “Dead Man’s Wire” (2025) ripercorre il caso di Tony Kritsis, che sentendosi truffato dalla sua banca finì per prenderne in ostaggio il figlio del presidente, pretendendo delle scuse e un risarcimento da 5 milioni di dollari. Le trattative furono trasmesse in diretta televisiva, fu una vicenda che tenne l’America col fiato sospeso per ben 63 ore. Un film ricco di suspense, ricco di inquietanti parallelismi con altri recenti fatti di cronaca, come la vicenda di Luigi Mangione. Potrebbe concorrere agli Oscar, persino come miglior interpretazione dell’attore protagonista, Bill Skarsgård. La data di uscita non è ancora nota.
Wake Up Dead Man - Knives Out (2025)
“Wake Up Dead Man – Knives Out” (2025) è la terza indagine del detective Benoit Blanc (Daniel Craig). Le prime indiscrezioni da Toronto parlano di un cambio di rotta per la saga murder mystery scritta e diretta da Rian Johnson: toni più cupi per una storia più emozionante. Ci sarebbero stati anche elogi per il lavoro dell'attore Josh O’Connor, tra le new entry del cast. Ricordando che i precedenti film, “Cena con delitto” (2019) e “Glass Onion” (2022), erano riusciti a ottenere la candidatura agli Oscar, rispettivamente nella categoria miglior sceneggiatura originale e miglior sceneggiatura non originale, chissà che stavolta la candidatura possa allargarsi ad altre categorie. Su Netflix dal 12 dicembre.
Christy (2025)
“Christy” (2025) è un biopic su Christy Martin, leggendaria pugile statunitense. Presentato in anteprima mondiale a Toronto, la pellicola con protagonista Sydney Sweeney ha impressionato il pubblico, soprattutto per l’incredibile trasformazione della giovane attrice, che ha preso ben 13 kg per il ruolo. Potrebbe essere un perfetto contraltare per “The Smashing Machine” (2025), in quanto in entrambi i film sono state elogiate le prove attoriali dei loro protagonisti, fantasticando già per una nomination agli Oscar rispettivamente per “miglior attore” e “miglior attrice”.




































































































