Il cinema francese è indubbiamente uno dei più significativi, influenti e innovativi della settima arte, oltre a essere uno dei più riconoscibili. Questa lista presenta i 10 migliori film francesi e include quei film che sono indispensabili per comprendere appieno il contributo del cinema d’oltralpe.
Ci sono ovviamente i titoli più rappresentativi della Nouvelle Vague, ma anche sublimi film gangster e commedie dei toni più leggeri.
Vista la capacità del cinema francese di produrre maestri della settima arte, la lista poteva contenere molteplici film di registi come Godard, Truffaut, Varda e Melville. Per dare spazio a diverse voci da decadi differenti, ho deciso di scegliere solo un film per regista. I criteri di selezione prendono in considerazione l’impatto del film sull’arte cinematografica, il livello tecnico dell’opera e le interpretazioni del cast.
10. Il favoloso mondo di Amélie (2001)
Apriamo la classifica con Il favoloso mondo di Amélie, il grande successo di critica e botteghino di Jean-Pierre Jeunet. Questo classico di inizio millennio è tutto ciò che il titolo suggerirebbe. Lo spettatore entra in un mondo che sembra un sogno, sia per la sfilza di personaggi eccentrici che animano la trama sia per le scelte della fotografia. Infatti, i colori de Il favoloso mondo di Amélie (2001) appaiono accentuati sullo schermo, con un'attenzione per i toni caldi e la predilezione del rosso e del verde. Ciò rende diversa la realtà di Amélie, ma senza sembrare estranea né frutto della fantasia. L’unica pecca che qualche spettatore potrebbe trovare nel film con Audrey Tautou è l’eccessiva dolcezza che emana. La classica storia a lieto fine non sempre soddisfa appieno chi cerca più complessità. Nonostante ciò, il film merita la top 10 perché rappresenta al meglio il lato leggero del cinema francese.
9. Il profeta (2009)
Il profeta è un film gangster che potrebbe competere con il predominio americano nel genere. Il film di Jacques Audiard ricorda l’autenticità graffiante di titoli come Il ribelle - Starred Up (2014) e La fratellanza (2017), dove la vita criminale non viene abbellita nemmeno per un secondo. Il crudo realismo de Il profeta (2009) si unisce, poi, a un impianto tecnico degno del miglior cinema d’autore francese. A colpire è l’uso preciso della camera a mano, che favorisce l’immedesimazione con il protagonista Malik. La sua vicenda non sarebbe la stessa senza la prova magistrale di Tahar Rahim nei suoi panni. I momenti di tensione, di gioia e di orrore puro trovano l’attore in grande forma e pronto a soddisfare ogni cambiamento di tono. La nona posizione per Il profeta (2009) è dovuta al fatto che gli elementi trattati, crudi e intensi, potrebbero non incontrare il gusto di tutti.
8. Titane (2021)
Titane è il film più recente in classifica, ma tra vent’anni sarà considerato un classico del genere body horror. La regista Julia Ducournau ci ha abituato a pellicole crude e provocatorie, dove l’impianto psicologico fa da contraltare a visioni viscerali. Il film con Vincent Lindon e Agathe Rousselle è una delle sue visioni più riuscite ed è per questo che guadagna la top 10. La posizione lontana dal podio è dovuta alla natura polarizzante delle immagini che vedrete, non certo adatte a tutti. Nonostante ciò, Titane (2021) è tutto ciò che un body horror deve essere: politico, provocante, psicologicamente pregno. Con Il profeta (2009), è senza dubbio il film più crudo nella lista ed è consigliato soprattutto agli amanti di David Cronenberg e di quel capolavoro pazzo di Crash (1996).
7. Play Time - Tempo di divertimento (1967)
Al contrario del cinema intenso di Titane (2021) e de Il profeta (2009), Play Time - Tempo di divertimento è una commedia dai toni surreali e il fiore all’occhiello della filmografia di Jacques Tati. Non fatevi distrarre dai toni rilassati e giocosi, però. Questa commedia racchiude nel suo umorismo una critica creativa alla vita moderna e al potere alienante della società in cui viviamo. Per farlo, Tati non solo costruisce sequenze ilari e surreali che giocano più sulla fisicità che sui dialoghi. Allo stesso tempo, l’uso delle tonalità di grigio che pervadono lo schermo richiamano l’esistenza sterile e impersonale che il regista vuole criticare. Come i migliori film francesi, critica sociale ed estetica sono amici per la pelle. Forse il registro comico risulterà leggermente antiquato, ragione per cui Play Time (1967) si ferma al settimo posto.
6. Il fascino discreto della borghesia (1972)
Il fascino discreto della borghesia è uno dei tanti capolavori attribuibili a quel genio di Luis Buñuel. Questo cult anni ‘70 vi piacerà di sicuro se avete amato il lato surreale e autoriale di Play Time - Tempo di divertimento (1967). Come il grande film di Tati, Buñuel spinge l'acceleratore della commedia senza tralasciare la critica sociale che ha animato altre sue pellicole. La ridicolizzazione della classe sociale avviene attraverso una serie infinita di gag che fanno ridere e pensare. Irresistibile, poi, la fotografia granulosa tipica di quel decennio e le inquadrature da maestro. La sesta posizione per Il fascino discreto della borghesia (1972) è motivata dal fatto che il predominante carattere surreale dell’opera potrebbe non attirare chi cerca un film più diretto.
5. L'odio (1995)
Come per Il profeta (2009), L'odio di Mathieu Kassovitz è una pellicola autoriale che tocca le corde del gangster movie. Un’altra caratteristica che accomuna i due film è l’autenticità nella trasposizione della vicenda. Gli aspetti drammatici della vita all’interno di una banlieue non vengono sbiaditi né esaltati, ma mostrati così come sono. Lo stesso vale per la tematica del razzismo strutturale, che pervade il film senza prevaricarne la potenza narrativa. Ovviamente, il film non sarebbe un classico se non fosse anche per l’impianto estetico, a cominciare da una fotografia in bianco e nero mozzafiato. L’alto contrasto tra luce e ombra ricorda il noir e accompagna perfettamente le atmosfere di tensione e rabbia della pellicola. Un film perfetto che potrebbe stare al primo posto se non fosse per la presenza dei quattro film che trovate più avanti.
4. Frank Costello, faccia d'angelo (1967)
La lista di film gangster che trovate in questa classifica continua con Frank Costello, faccia d'angelo. Questa pellicola è esteticamente insuperabile, grazie al tocco del maestro Jean-Pierre Melville. Le immagini sono eleganti e lussuriose, grazie ai set impeccabili e ai costumi senza tempo. L’immancabile trench che indossa il protagonista Alain Delon, marchio di fabbrica di Melville, diventerà poi un classico nei film crime in tutto il mondo. Allo stesso tempo, è proprio l’iconico attore francese a elevare il titolo e a farli guadagnare la quarta posizione. Delon interpreta un personaggio impassibile, freddo, calcolatore e taciturno. Con poche battute nella sceneggiatura, Delon si affida a una recitazione fisica dove lo sguardo e i movimenti sono tutto.
3. Cleo dalle 5 alle 7 (1962)
Cleo dalle 5 alle 7 è uno dei film pionieri della Nouvelle Vague e il capolavoro più grande della regista Agnès Varda. L’attesa di Cleo (Corinne Marchand) per il risultato di una biopsia è il pretesto per mostrare la vibrante vita parigina e la quotidianità della protagonista all’interno di essa. Per farlo, Varda utilizza un registro a dir poco elegante, con movimenti di macchina studiati e una fotografia in bianco e nero quasi eterea nei suoi toni chiari. Questo film sperimentale non solo vi farà innamorare di Parigi come Il favoloso mondo di Amélie (2001), ma ne esaminerete ogni frame come Frank Costello, faccia d'angelo (1967). La top 3 di Cleo dalle 5 alle 7 (1962) è dovuta anche all’impatto del cinema di Varda in generale, considerata da molti la vera pioniera della Nouvelle Vague con il suo esordio La Pointe Courte (1956).
2. I 400 colpi (1959)
I 400 colpi è uno di quei film che non ha bisogno di nessuna introduzione. Lo stesso vale per il regista che ha portato sullo schermo questo capolavoro senza tempo, ovvero François Truffaut. Il suo esordio nel formato lungometraggio è una vera e propria scuola di cinema per vari motivi. La sceneggiatura colpisce lo spettatore e mette in risalto la difficoltà di essere bambini in un mondo di adulti. La recitazione del cast è superba, a cominciare da un giovanissimo Jean-Pierre Léaud nei panni del protagonista Antoine Doinel. L’attore diventerà poi un assiduo collaboratore di Truffaut e del regista che si trova al primo posto della classifica, Jean-Luc Godard. A completare la bellezza de I 400 colpi (1959) ci pensa la fotografia in bianco e nero, che non spinge su contrasti eccessivi ma sfuma le immagini in diverse tonalità di grigio.
1. Fino all'ultimo respiro (1960)
La scelta per la posizione numero uno tra I 400 colpi (1959) e Fino all'ultimo respiro è stata dura. Tuttavia, il film di Jean-Luc Godard si aggiudica la vetta più alta grazie all’immane contributo alla settima arte. Il film del 1960 è uno dei più conosciuti della Nouvelle Vague e, forse, il più rivoluzionario. Tagli improvvisi di montaggio, un uso robusto della camera a mano e una sceneggiatura che lascia spazio all’improvvisazione sono i cavalli di battaglia di questo classico, nonché aspetti prima impensabili. La mente sperimentale di Godard partorisce un film che non rivoluziona solamente il linguaggio cinematografico. Fino all'ultimo respiro (1960) contiene anche performance senza tempo di Jean-Paul Belmondo e Jean Seberg, degne del primo posto in classifica.

































































































