I film drammatici tendono a mostrare gli aspetti più difficili e impegnativi della vita e ci offrono spunti e riflessioni che allargano la nostra mente, facendoci comprendere le sfaccettature della nostra esistenza. Le vicissitudini tragiche che portano dolore e difficoltà possono avere a che fare con l’amore, con il crescere, con le circostanze socio-economiche, con il mal di vivere e molto altro ancora.
Questa lista di JustWatch elenca i 10 migliori film drammatici di sempre e contiene sia classici senza tempo sia pellicole più moderne. I titoli trattati sono stati scelti in base al livello di drammaticità della trama, al contributo nella storia del cinema e alla gradevolezza dell’aspetto visivo delle opere.
10. Magnolia (1999)
Paul Thomas Anderson è uno dei re moderni del dramma. Da Boogie Nights - L'altra Hollywood (1997) a Il petroliere (2007), il regista americano ha trasposto storie drammatiche infondendole di comicità o mantenendo intatto il pathos intenso. Per questa lista, però, la mia scelta è caduta su Magnolia, epopea drammatica con Tom Cruise, Julianne Moore, Philip Seymour Hoffman e Felicity Huffman. Magnolia (1999) è al tempo stesso una delizia tecnica e un melodramma dove il dolore è al centro del racconto. La regia di PTA non è invisibile ma virtuosa grazie a movimenti di macchina elaborati. Tutto ciò per innalzare il livello epico di una trama che intreccia vite di persone differenti, rimando al padre artistico di Anderson, ovvero Robert Altman. Tuttavia, il continuo passaggio tra una storia e l’altra e i 189 minuti di durata possono essere un punto negativo per qualcuno. Ergo, il decimo posto.
9. Le ali della libertà (1994)
Le ali della libertà è il classico film drammatico dove già si intravede la luce alla fine del tunnel. La pellicola di Frank Darabont va mostrata a chiunque voglia assistere allo spettacolo del cinema. Tuttavia, ho voluto posizionarla al nono posto perché le emozioni che suscita sembrano troppo facili in alcuni momenti. Per questo, più avanti trovate titoli come Viaggio a Tokyo o Moonlight - Tre storie di una vita dove il carattere drammatico è espresso in maniera più complessa. Le ali della libertà (1994) rimane uno dei film più famosi di sempre ed è perfetto per chi ha amato epopee carcerarie come Il miglio verde (1999) e Hurricane - Il grido dell'innocenza (1999). Ah, dimenticavo. Date un occhio di riguardo alla strepitosa fotografia di Roger Deakins.
8. Una separazione (2011)
Una separazione unisce il dramma familiare alla Viaggio a Tokyo (1953) con elementi di tensione simili a Non è un paese per vecchi ma decisamente meno brutali. Il film del regista iraniano Asghar Farhadi vive della sua sceneggiatura, un vero e proprio gioiello. Attraverso lo sviluppo della vicenda attraverso due fulcri drammatici, Farhadi mantiene alta la tensione e l’attenzione del pubblico. Fondamentale anche la performance di alto livello dell’intero cast e uno stile visivo che non esagera, ma si mantiene ancorato alla vicenda. Consiglio assolutamente questo film a chi è rimasto colpito da Il seme del fico sacro (2024) e da Anatomia di una caduta (2023). L’ottava posizione è dovuta al finale che potrebbe non convincere tutti.
7. Moonlight - Tre storie di una vita (2016)
Vincitore di tre Oscar, tra cui Miglior film, Moonlight - Tre storie di una vita di Barry Jenkins è un dramma dai toni coming-of-age che attraversa tre fasi della vita di Chiron. Il protagonista è un giovane afroamericano che vive a Miami e la sua vita conosce il dolore, la discriminazione ma anche un pizzico di speranza. Come per Magnolia (1999), Moonlight (2016) ottiene sullo schermo il mix perfetto tra forma e sostanza. La fotografia è magnifica e rispecchia sia i colori caldi della Florida che i toni freddi del dramma che si sviluppa di fronte ai nostri occhi. La storia di Chiron parla di identità sessuale e della ricerca di sé stessi mentre si attraversa una vita ricca di problemi e difficoltà, e lo fa nella maniera più convincente possibile. Un settimo posto meritato.
6. Non è un paese per vecchi (2007)
Non è un paese per vecchi (2007) è un ritorno alle origini per i fratelli Coen. Dopo aver esordito con il magnifico Blood Simple - Sangue facile (1984), i due tornano ad occuparsi di thriller. Il film con Josh Brolin e Javier Bardem è una meticolosa corsa sulle montagne russe scandita da una tensione che non sembra calare mai. Il livello drammatico di Non è un paese per vecchi (2007) è elevato dalla scelta di non utilizzare una colonna sonora. Less is more e nel caso dei Coen, questa giocata vi farà immedesimare ancora di più nei personaggi e assorbire meglio la storia. Altro punto fondamentale che fa guadagnare al film la sesta posizione è la performance da Oscar di Bardem nei panni dell’enigmatico Anton Chigurh. Le espressioni facciali, la glacialità dello sguardo e quel taglio di capelli così distintivo lo rendono indimenticabile.
5. Persona (1966)
Ingmar Bergman ci ha abituato a un cinema intellettuale, visivamente potente e ricco di elementi psicologici. Persona è uno degli apici della sua filmografia e porta sullo schermo un dramma in bianco e nero che rispecchia i tre punti che caratterizzano il suo cinema. La storia di un’attrice che non parla più e di un’infermiera che si prende cura di lei è l’occasione per mostrare diversi lati della psicologia umana. Dalla solitudine alla pazzia, Bergman si districa attraverso diversi temi per innalzare il livello drammatico. Persona (1966) è anche un capolavoro visivo dato da una fotografia in bianco e nero sublime e una composizione artistica di figure e elementi del set. Il classico di Bergman non va oltre il quinto posto perché, a tratti, la fruizione del film risulta difficile e complicata.
4. Ladri di biciclette (1948)
Similmente a Persona (1966), Ladri di biciclette è un altro classico in bianco e nero. L’immortale film di Vittorio De Sica è un testamento del potere imperituro del neorealismo italiano e un capolavoro del genere drammatico. Il quarto posto in classifica può sembrare immeritato, ma, a questi livelli, ciò che separa i titoli sono minuzie che non penalizzano la loro bellezza. Ladri di biciclette (1948) è un film fin troppo reale sull’estrema situazione italiana nel secondo dopoguerra, tra fame, miseria e volontà di ricostruire le proprie vite. Al punto che una bicicletta diventa una ricchezza indispensabile per continuare a campare. Il film di De Sica ha fatto la storia vincendo anche un Oscar ed è una visione imprescindibile per chi apprezza il neorealismo.
3. Fa' la cosa giusta (1989)
Fa' la cosa giusta si discosta dal realismo di Ladri di biciclette (1948) e dal ritmo posato di Viaggio a Tokyo (1953), portando sullo schermo una vicenda ricca di tensione, ritmo e sangue caldo. Il film che ha consacrato quel talento innato di Spike Lee ci porta in una torrida giornata d’estate a Brooklyn. Esplorando le tensioni razziali nel quartiere, Lee sbatte sulla faccia di tutti l’orgogliosa ma travagliata esperienza afroamericana e la quotidianità in una nazione non proprio ospitale. A solidificare il terzo posto in classifica ci pensano il cast impeccabile, la fotografia mozzafiato di Ernest Dickerson e la regia esperta di Lee.
2. Viaggio a Tokyo (1953)
Viaggio a Tokyo (1953) è un altro classico del cinema internazionale in bianco e nero come Ladri di biciclette (1948) e Persona (1966). Il più grande capolavoro di Yasujirō Ozu esprime il suo lato drammatico attraverso la gentilezza e la tenerezza. Allo stesso tempo, Ozu non risparmia allo spettatore i momenti tragici. Infatti, la storia rimane il focus del film, con l’aspetto estetico a supporto. Lo stile di Ozu è ormai inconfondibile: ritmo posato, inquadrature statiche e perfetto posizionamento degli attori nella scena. Questa tendenza minimale del regista giapponese non solo crea quadri con ogni inquadratura, ma permette alla trama di prendere il centro della scena. Viaggio a Tokyo (1953) è una visione must che non deve mancare a nessuno.
1. Quarto potere (1941)
La scelta di Quarto potere può sembrare ovvia, ma spesso la scelta più scontata è tale perché di alternative non ce ne sono. L’esordio alla regia di Orson Welles è da molti considerato il film più bello di tutti i tempi. E non senza motivo. Da un lato, il livello tecnico non solo è impeccabile ma a dir poco rivoluzionario. A cominciare dai posizionamenti di camera e dai movimenti sinuosi di essa. Quarto potere (1941) è anche ricco tematicamente ed esprime il suo livello drammatico sia a livello politico, con una critica al concetto di potere, sia a livello umano, con una storia ricca di colpi di scena e aspetti dolorosi e melanconici. Un film gigante fatto da un gigante del cinema che non può non rimanere impresso nella mente dopo la sua visione.
































































































