Oggi è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Un appuntamento, quello del 25 novembre, che ci invita a fare un punto su un problema strutturale, non fatto di casi isolati, e ad essere più propensi per un cambiamento culturale profondo.
Una riflessione che purtroppo sembra ancora non avere riscontri concreti.
Basti pensare ai drammatici femminicidi che riempiono quotidianamente le pagine di cronaca e i servizi dei telegiornali, che con il passare degli anni sembrano aumentare vertiginosamente. Un bollettino che fa veramente paura, con dei numeri pari a quella di una vera e propria guerra. Raccontare la violenza di genere è fondamentale. È un compito da cui il cinema non si è mai sottratto, con artisti che da tutto il mondo hanno saputo mettere in scena un tema estremamente delicato, spaziando tra linguaggi e punti di vista. Le storie possono essere inventate di sana pianta o rielaborate da fatti realmente accaduti, ma la potenza del messaggio non cambia. Proprio di recente, per esempio, a due anni dal delitto che sconvolse l’Italia (e non solo), è stata annunciata la realizzazione di un film sulla storia di Giulia Cecchettin, Se domani non torno. È fondamentale dar voce alle vittime di una tragedia collettiva affinché non smettano mai di essere al centro del dibattito, soprattutto per sensibilizzare le generazioni che verranno. In occasione del 25 novembre, ecco alcuni film e serie televisive da riscoprire, che hanno cercato di raccontare una vera e propria piaga della società, con le relative dinamiche che continuano ad alimentarla.
Il mio nome è Nevenka (2025)
Da poco in sala come evento speciale, Il mio nome è Nevenka (2025) è un film necessario al dibattito. Arriva dalla Spagna la pellicola di Icíar Bollaín, raccontando la storia vera di Nevenka Fernández, una giovane consigliera comunale che trovò il coraggio di denunciare per molestie sessuali il suo capo, il sindaco di Ponferrada. Una pellicola che riporta al centro dei riflettori un caso che sconvolse il paese all’inizio del nuovo millennio, che sancì la prima condanna inflitta a un politico spagnolo, e che ancora oggi riesce a porre l’attenzione su quanto possa essere ancora oggi alto il prezzo per una donna che decide di non restare in silenzio e di opporsi a dei soprusi di questo tipo. Da non perdere.
C’è ancora domani (2023)
Opera prima di Paola Cortellesi, tra i più grandi casi cinematografici italiani degli ultimi anni. Ambientata nella Roma del secondo dopoguerra, C’è ancora domani (2023) racconta la storia di Delia (Cortellesi), sposata con un uomo violento e madre di tre figli, e della ricerca della forza per opporsi a un destino apparentemente segnato. Un film in bianco e nero, che pur muovendosi nel passato è capace di raccontare in maniera lampante il presente, ancora segnato da drammatici episodi di violenza domestica nei confronti delle donne. È diventata una pellicola manifesto, tanto che alcune frasi sono finite sui cartelli delle manifestazioni che si sono tenute in tutta Italia in seguito all’uccisione di Giulia Cecchettin, e a una di queste ha persino preso parte la stessa Cortellesi.
Mia (2023)
La vita di una famiglia viene sconvolta dall’ingresso nelle loro vite del ragazzo di Mia, la figlia adolescente. Un manipolatore, un violento, che non si farà alcuno scrupolo a distruggere la vita della quindicenne, a partire dal controllo ossessivo che comincerà a esercitare su di lei. È un film scomodo quello di Ivano De Matteo, doloroso e decisamente efficace sul piano emotivo, che parla di stalking, di violenza psicologica e di revenge porn, offrendo una fotografia realistica di quanto possano essere insidiose e pericolose le relazioni tossiche. Ma Mia (2023) è anche la storia di due genitori, interpretati da Edoardo Leo e Milena Mancini, della loro impotenza, soprattutto di un padre che sembra non sapere più come proteggere sua figlia da un amore malato.
Adolescence (2025)
Tra i titoli più discussi dell’anno, Adolescence (2025) è stata un pugno nello stomaco per tutti. Magistralmente interpretata da Stephen Graham, anche nelle vesti di co-creatore, e dal giovanissimo Ewan Cooper, all’epoca delle riprese quattordicenne, racconta la storia di un femminicidio, affrontando diversi temi come il bullismo, la misoginia e l’istigazione alla violenza.
Quattro episodi in cui lo spettro della violenza di genere è tangibile e che invitano a riflettere sulle radici di un odio verso le donne sempre più diffuso e, soprattutto, sempre più a portata di clic per i giovanissimi. Una miniserie che affronta il lato oscuro dell’adolescenza e la sfida dei genitori dei nostri giorni, soprattutto nell’educare al rispetto e all’amore verso il prossimo.
Angela (2025)
Una storia di violenza domestica. Dietro la facciata perfetta della vita di Angela, sposata con due figlie, si nasconde infatti un matrimonio sbagliato, in cui si ritrova vittima di manipolazione e soprusi. Angela (2025) è un thriller psicologico di sei episodi, capace di tenerti incollato allo schermo, offrendo costantemente quella sensazione che tutto possa degenerare irreversibilmente da un momento all’altro. Una miniserie spagnola che altro non è che un viaggio disturbante e claustrofobico, in cui ogni scelta può risultare determinante per la stessa sopravvivenza. Nonostante possa essere a volte un po’ sopra le righe, sa essere terribilmente attuale.
Per Elisa – Il caso Claps (2023)
La miniserie che ricostruisce l’omicidio di Elisa Claps. Basato sul libro “Sangue sull’altare” di Tobias Jones, Per Elisa – Il caso Claps (2023) si focalizza sulla travagliata battaglia condotta da Gildo Claps e dalla sua famiglia per fare luce sulla scomparsa della sorella Elisa e per assicurare il suo assassino alla giustizia. Sei episodi per la regia di Marco Pontecorvo per far luce su uno dei femminicidi più sconvolgenti mai conosciuti dalla storia recente del nostro paese, una fiction che ha ottenuto un gran seguito sin dal suo debutto su Rai Uno.
Alba (2021)
Alba è vittima di uno stupro. È una serie molto forte, che ripercorre la parabola di una giovane donna, la cui esistenza viene sconvolta dopo aver subito una violenza di gruppo. Un dramma coinvolgente che esplora le terribili conseguenze di un atto criminale contrapposte alla sete di verità e di giustizia della protagonista. Adattamento spagnolo di una celebre serie turca, Alba (2021) è composta da tredici episodi, ed è importante guardarli per riflettere sulle molteplicità della violenza di genere e per sensibilizzare sull’importanza del non restare in silenzio e di denunciare, nonostante le difficoltà che purtroppo troppe donne conoscono ancora oggi.
Unbelievable (2019)
Marie racconta di essere stata violentata. Ma non viene creduta. Tra le miniserie più interessanti mai realizzate negli ultimi anni, Unbelievable (2019) racconta l’odissea di uno stupro, del calvario di una giovane donna, che si ritrova ad affrontare lo scetticismo della polizia e delle persone a lei vicine. Oltre agli effetti giudiziari dell’indagine, capace di agganciare il pubblico nel corso degli otto episodi, si sofferma molto sul lato emotivo, raccontando anche le possibili ripercussioni nel privato delle vittime di uno stupro. Un titolo indispensabile, consigliato a chi è alla ricerca di una storia basata su fatti reali, tra introspezione e indagine poliziesca, e soprattutto per l’approccio delicato nel racconto di temi che sono ancora all’ordine del giorno.
Nome di donna (2018)
Tra la filmografia di Marco Tullio Giordana c’è stato spazio anche per la violenza di genere. Stavolta per quella perpetrata sul luogo di lavoro. Con Nome di donna (2018) il regista de I cento passi (2000) e La meglio gioventù (2003) racconta la storia di Nina (Cristiana Capotondi), una donna che dopo aver trovato un impiego presso una prestigiosa clinica per anziani trova il coraggio di denunciare il dilagante abuso di potere maschile al suo interno con le relative violenze fisiche e psicologiche perpetrate nei confronti delle donne, da sempre coperte da un grande muro di omertà. Un film che ancora oggi è terribilmente attuale, considerato che secondo una ricerca ISTAT sono quasi due milioni le donne, tra i 15 e i 70 anni, ad aver subito almeno una volta una forma di molestia sul lavoro nel corso della vita.
Io ci sono (2016)
Cristiana Capotondi è di nuovo protagonista di un altro film di denuncia. Io ci sono (2016) ripercorre la vera storia di Lucia Annibali, giovane avvocatessa, sfregiata con l’acido su mandato dell’uomo con cui aveva avuto una relazione tormentata. Oggi Lucia è uno dei simboli della violenza di genere, e questa pellicola tratta dal suo libro è un film che parla di tragedia e di speranza, mettendo in scena il coraggio di una donna che nonostante il dolore subito non si è mai voluta arrendere, andando in prima linea contro il suo aguzzino e ritrovando la forza di ricominciare una nuova vita. Una visione indispensabile nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, e non solo.
A letto con il nemico (1991)
Un thriller che ancora oggi è tra i capisaldi delle pellicole sulla violenza di genere, che racconta le dinamiche tossiche di una relazione apparentemente perfetta. Come quella tra Martin e Laura, interpretati da Patrick Bergin e Julia Roberts, che oscilla tra momenti di affetto e di violenze inaudite. Tanto che la donna arriva a fingere la propria morte nel tentativo di rifarsi una vita. Ma l’uomo la troverà e la comincerà a perseguitare. A letto con il nemico (1991) è un cult, in cui si susseguono i colpi di scena, che oltre a contenere una delle migliori performance della Roberts, riesce ancora a parlare del presente – tant’è che negli anni scorsi si era persino parlato della possibilità di un remake in virtù dell’importanza del tema affrontato.
La vita possibile (2016)
Prima di Mia (2023), Ivano De Matteo aveva già raccontato la violenza di genere. Con La vita possibile (2016) ha messo in scena la storia di Anna e il figlio tredicenne Valerio, in fuga da un marito violento. È soprattutto una storia di rinascita, che vuole sensibilizzare su una piaga sociale che spesso purtroppo sfocia in finali drammatici. È un film che dunque non insiste sugli abusi stessi quanto sull’importanza del saper riconoscere la molla per poter reagire e soprattutto riconoscere che dove c’è violenza non può esistere alcuna forma di amore.
Polytechnique (2009)
Tra le prime pellicole di Denis Villeneuve, è il racconto di una strage realmente accaduta. Polytechnique (2009) ripercorre infatti il massacro avvenuto al École Polytechnique di Montreal, avvenuto il 6 dicembre 1989, quando un ragazzo uccise quattordici studentesse per poi togliersi la vita. C’è un prima, un durante e un dopo della tragedia, il cui richiamo cinematografico a Elephant (2003) di Gus Van Sant è inevitabile. Ma oltre alla cronaca dei fatti è importante la riflessione suscitata da un’opera come quella di Villeneuve, che cerca di analizzare le radici di una tragedia che fu un femminicidio di massa, il cui responsabile aveva apertamente dichiarato il proprio odio nei confronti delle femministe. Un film breve, senza filtri e da recuperare per la sua inquietante contemporaneità.
































































































