Che A24, la casa di produzione e distribuzione fondata a New York nel 2012, abbia rivoluzionato il cinema statunitense è una realtà oggettiva. Lo dimostra la pluralità di voci e generi che, in questi primi suoi anni di vita, ha saputo portare sullo schermo dando spazio a registi emergenti o grandi autori e a un'audacia narrativa che ha ravvivato l'industria cinematografica.
Altro grande merito è quello di aver contribuito, insieme alla Blumhouse e a Jordan Peele, a dare nuova linfa al genere horror. Da Under the Skin di Jonathan Glazer, loro prima produzione di genere, passando per Robert Eggers con The Witch - con il quale danno il via al cosiddetto horror elevato in cui il male c'è ma non si vede -, A24 ha un peso notevole nella storia del moderno cinema dell'orrore.
Questo anche grazie alla scelta di lasciare carta bianca ai loro registi, liberi di sperimentare e osare portando a un'innovazione narrativa ed estetica. Senza contare poi al gran numero di esordi prodotti. Uno dei casi più eclatanti è quello dei registi australiani Danny e Michael Philippou che con Talk to Me prima e Bring Her Back poi, hanno ottenuto una grande attenzione da parte di pubblico e critica. Per il futuro, invece, vi conviene segnarvi questo nome: Kane Parsons.
Liceale classe '95 che, dopo aver postato sul suo canale YouTube un video, The Backrooms, da milioni di visualizzazioni, ha attirato l'attenzione della casa di produzione. Realizzato con la camera a mano con la tecnica del found footage, il filmato immortala spazi abbandonati e lunghi corridoi vuoti prendendo spunto da una leggenda metropolitana legata ai bug dei videogiochi. Un progetto che ha convinto A24 a produrre il suo primo film basato sui suoi corti.
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1. The Witch (2015)
Esordio alla regia per Robert Eggers e davanti alla macchina da presa per Ana Taylor-Joy, The Witch è un folk horror con elementi soprannaturali di grande impatto. Ambientato nel XVII secolo, il film racconta la storia di una famiglia puritana che si imbatte nelle forze del male che infestano i boschi adiacenti la loro fattoria nel New England. Senza mai mostrare l'orrore, la pellicola segue un andamento lento che culmina nel finale in un potente climax. Come ci ha abituati Eggers anche nei suoi film successivi, The Witch è ricco di dettagli e avvolto in un'atmosfera sottilmente disturbante. Senza voler solo spaventare, il film affronta anche svariate tematiche: dalla repressione sessuale femminile al fanatismo religioso.
2. It Comes at Night (2017)
Un altro grande horror basato sulla percezione, con il quale Trey Edward Shults mette in scena un racconto paranoico. La storia è quella di un padre (Joel Edgerton) che vive isolato in una casa immersa nel bosco con la sua famiglia dopo che sulla Terra si è diffusa una malattia contagiosa e letale. In It Comes at Night convivono horror, thriller, survival movie e dramma. Un film dall'andamento lento nella prima parte, che si apre al dubbio e al sospetto nella seconda, quando il protagonista si imbatte in altri sopravvissuti. Isolamento, diffidenza e paura sono gli ingredienti che alimentano la narrazione per una storia che sottolinea come spesso sia l'uomo stesso la più grande minaccia per se stesso.
3. Il sacrificio del cervo sacro (2017)
Ispirato in parte dal mito greco rappresentato da Euripide nell'Ifigenia in Aulide, Il sacrificio del cervo sacro di Yorgos Lanthimos è un thriller psicologico intriso di umorismo nerissimo e tragicità. Colin Farrell è un chirurgo affermato che si ritrova a dover scegliere quale membro della sua famiglia sacrificare dopo che una strana malattia ha colpito uno dei figli. Un sinistro adolescente legato al suo passato (Barry Keoghan), infatti, gli spiega che quella è l'unica soluzione in suo possesso per salvarlo. Un racconto disturbante, dove l'ambiguità morale va a braccetto con sensi di colpa e vendetta. Formalmente impeccabile, la pellicola è un horror d'autore che attraverso un ricatto mette in scena una scelta impossibile che si traduce in una paura crudele.
4. Hereditary – Le radici del male (2018)
Esordio alla regia di Ari Aster, uno dei più grandi registi horror del cinema contemporaneo. Hereditary – Le radici del male vede nella morte dell’anziana Ellen il vaso di Pandora attraverso il quale la sua famiglia scopre una serie di segreti terrificanti che la porta a confrontarsi con un destino al quale sembra non poter sfuggire. Un film sul lutto e sul peso dell'eredità che Aster costruisce con maestria, spingendo il film verso l'horror soprannaturale e psicologico. Un racconto che porta lo spettatore a percepire un senso di angoscia latente per tutta la visione, anche grazie all'incredibile lavoro fatto sul suono. Una visione obbligata del cinema dell'orrore del XXI secolo.
5. Midsommar – Il villaggio dei dannati (2019)
Partendo dall'esperienza personale della fine di una relazione, Ari Aster ci regala uno degli horror più rappresentativi di A24 e degli anni 2000. La protagonista è Florence Pugh nei panni di una studentessa di psicologia che porta sulle spalle il peso di una relazione infelice e una tragedia familiare. Quando parte con il ragazzo e un gruppo di amici per un festival estivo in un villaggio svedese, spera di ritrovare un po' di serenità. Ma quel luogo apparentemente placido si rivela presto sinistro. Con Midsommar – Il villaggio dei dannati, il regista dà vita a una favola macabra immersa in elementi folk horror e illuminata da una luce accecante, che parla di lutto, codipendenza, manipolazione emotiva e vendetta. Un film audace che, a suo modo, parla di rinascita.
6. Saint Maud (2019)
Altro incredibile esordio al lungometraggio quello di Rose Glass con Saint Maud, un horror psicologico in cui fede, malattia mentale e terrore convivono. Al centro del racconto una solitaria infermiera recentemente convertita (Morfydd Clark), convinta che Dio abbia in serbo per lei un piano divino. Molto lontano per atmosfera, scrittura e regia dagli horror a tema religioso, il film è una disamina di una donna isolata dalla società e persa in un delirio. Narrativamente divisa in due, la pellicola usa ambientazioni e musiche per amplificare il senso di isolamento in cui è immersa la protagonista e per costruire attorno a lei un'atmosfera densa.
7. The Lighthouse (2019)
Il secondo film di Robert Eggers è un horror espressionista interamente girato in un bianco e nero conturbante e inquieto, influenzato da Sigmund Freud. Ambientato verso la fine del XIX secolo sulle coste del New England, il film vede Willem Dafoe e Robert Pattinson nei panni di un vecchio guardiano del faro e del suo timoroso aiutante. Filmata in 4:3 e in 35mm, The Lighthouse è una discesa nella follia dei due uomini attraverso cui parlare di dinamiche di potere, rivalità maschile, salute mentale e le zone d'ombra che ognuno di noi ha. Un film dall'estetica raffinata in cui convivono psicologia, sessualità e mitologia, e in cui non manca un accenno umoristico.
8. Lamb (2021)
Esordio dell'islandese Valdimar Jóhannsson, Lamb vede protagonista Noomi Rapace nei panni di una donna che vive in una fattoria insieme al marito. La loro felicità è andata in frantumi quando hanno perso la loro unica figlia. Ma in quelle stesse campagne scoprono una creatura misteriosa che porta a una nuova dinamica familiare. Una favola popolare che intreccia horror, dramma, humour, surrealismo e, addirittura, tenerezza mentre esplora il tema del lutto e della genitorialità. Uno dei migliori esempi di un nuovo corso dell'horror moderno.
9. La trilogia di X di Ti West (2022-2024)
La trilogia di X di Ti West è un'opera ambiziosa che dal Texas del 1918 arriva fino all'Hollywood del 1985. Al centro due personaggi, Maxine Minx e Pearl, entrambi interpretati da Mia Goth. La prima è un'aspirante attrice mentre la seconda ha perso la sua chance di diventare famosa. Un horror slasher che esplora i temi di ambizione, invecchiamento, sessualità e il prezzo della fama. Se X è un omaggio proprio allo slasher anni '70, Pearl, il suo prequel, è un dramma psicologico mentre MaXXXine abbraccia un'atmosfera da thriller neon-noir. Una trilogia che ha anche il sapore di una riflessione sull'influenza di determinate epoche cinematografiche sulla società.
10. Bodies Bodies Bodies (2022)
Prima di Babygirl, la regista olandese Halina Reijn ha realizzato uno slasher pungente, ironico e venato di comicità su un gruppo di ventenni privilegiati. Tutti insieme nella stessa villa isolata, i protagonisti iniziano un gioco di società, ma quando qualcosa va storto sono costretti ad affrontare insicurezze e dinamiche tossiche. Bodies Bodies Bodies mette al centro la Gen Z, di cui si prende gioco in un film che usa il linguaggio dei social e la tecnologia per evidenziare quanto influenzano le amicizie giovanili. Un horror che guarda a un classico come Scream e si attesta come slasher dei tempi moderni.




































































































