A guardare la filmografia di Ryan Murphy appare chiaro come il regista, sceneggiatore e produttore statunitense abbia una predilezione per il genere horror.
Tutto è iniziato nel 2011, anno di debutto dell'antologica American Horror Story ed è arrivato fino al successo di Monster (2022) in cui ripercorre le storie di alcuni dei più celebri serial killer della storia.
Ma quello che ha fatto non è stato solo portare sullo schermo eventi inventati o ispirati a fatti realmente accaduti. Il suo successo è da rintracciarsi nella capacità di dare vita a un vero e proprio sottogenere. Quello che potremmo definire “l'horror murphyano”. Chiunque guardando un episodio di Ratched (2020) o di Grotesquerie (2024), infatti, può riconoscere immediatamente il suo tocco unico. Una commistione di camp, kitsch, pop e horror in cui Ryan Murphy porta in scena il male provando a raccontarne le sue radici. JustWatch ha stilato una classifica di tutte le sue serie TV horror, dalla più alla meno spaventosa.
7. Scream Queens (2015)
Con Scream Queens Ryan Murphy, Brad Falchuk e Ian Brennan si prendono gioco dell'horror realizzando una black comedy intrisa di citazioni ai titoli che hanno fatto la storia del
genere slasher. Due stagioni da 23 episodi della durata di circa 45 minuti in cui assistere a un tripudio di camp e pop. Autoironica, coloratissima, leggera e con personaggi fortemente stereotipati, la serie vede al centro una serie di omicidi che hanno come vittime tutti coloro che ruotano attorno alla confraternita femminile governata da una cinica e superficiale Chanel Oberlin (Emma Roberts).
Un personaggio che, insieme alle sue fedelissime, ricorda le protagoniste di Mean Girls (2004). Un cast all star – da Jamie Lee Curtis a Lea Michele -, una regia energica, outfit strabilianti e un tono comico fanno della serie un titolo di grande intrattenimento e poco spavento. Anche se la curiosità di scoprire chi si celi dietro il killer mascherato da Red Devil è sempre presente. Da recuperare se hai amato Scream (2015), serie TV ispirata al classico del 1996 e The Final Girls (2015).
6. The Watcher (2022)
Basata su una storia vera racchiusa in un articolo pubblicato nel 2018 su The Cut, The Watcher segue una coppia sposata interpretata da Bobby Cannavale e Naomi Watts che, dopo essersi trasferita nella casa dei loro sogni, si ritrova a dover fronteggiare uno stalker che li molesta inviando loro lettere inquietanti.
Avvolta in un'atmosfera di costante paranoia, la serie non punta sull'orrore causato da mostri o violenza, ma dalla sensazione terrificante di essere costantemente spiati in un luogo, la propria casa, in cui si dovrebbe essere al sicuro. Sette episodi che nell'arco di 50 minuti circa amplificano il senso di angoscia e sfiducia provato dai protagonisti anche grazie a una regia che gioca con lenti e inquadrature chiamate ad evidenziare il loro stato d'animo. Un racconto sul peso delle aspettative e sulla nostra ossessione voyeuristica da recuperare se hai apprezzato Disclaimer – la vita perfetta (2024).
5. Ratched (2020)
Prequel e spin-off di Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975), Ratched vede Sarah Paulson vestire i panni della celebre infermiera Mildred Ratched che, nel 1947, riesce a farsi assumere in un importante istituto psichiatrico californiano. Il suo interesse, però, non è la cura dei pazienti, bensì liberare il fratello trattenuto dopo l'omicidio di quattro sacerdoti. La regia di Murphy è visivamente curatissima.
I colori saturi, il design d'epoca e l'attenzione maniacale al dettaglio fanno della serie una visione mozzafiato che strizza l'occhio a classici come Psycho (1960), Shining (1980) e Il mago di Oz (1939). Tra atmosfere thriller, melodramma, noir e horror, Ratched nell'arco di otto episodi che oscillano tra i 40 e i 60 minuti parla di disturbi mentali, razzismo e discriminazione di genere attraverso uno sguardo votato all'eccesso che smorza un po' le note di terrore.
4. American Horror Stories (2021)
Un altro spin-off, questa volta di American Horror Story di cui mantiene fede all'estetica e alle tematiche. La differenza risiede tutta nel formato. Ogni episodio, infatti, si concentra su una storia autoconclusiva. Tre stagioni da 24 episodi che variano dai 37 e 52 minuti di durata, American Horror Stories amplifica l'universo narrativo della serie madre di cui inserisce svariati riferimenti nelle sue storie.
Ma, similmente aBlack Mirror (2011) e Piccoli brividi (1995), permette di saltare da una puntata all'altra o di godere di un intrattenimento più rapido e meno impegnativo. Anche qui sono presenti umorismo nero, colpi di scena e sequenze cruente che spaziano per la varietà dei generi e dei temi affrontati, dalla satira sociale alla critica tecnologica.
3. Grotesquerie (2024)
Come sempre per i titoli ideati o diretti da Ryan Murphy, anche Grotesquerie unisce elementi di critica sociale all'horror, questa volta di stampo psicologico e soprannaturale. Al centro le indagini della detective con il volto di Niecy Nash che deve indagare su una serie di crimini efferati collegati al suo passato. Per farlo chiederà aiuto a una suora giornalista interpretata da Micaela Diamon.
Una sola stagione (finora) da 10 episodi di poco meno di un'ora, la serie è avvolta in un'atmosfera cupa e dark che esplora le conseguenze dei traumi, del fanatismo religioso, del nazionalismo cristiano e dell'ossessione per la cronaca nera. Nonostante il titolo faccia pensare a tutt'altro, c’è molto meno grottesco da un punto di vista narrativo e visivo rispetto alle altre creazioni di Murphy. Da recuperare se hai apprezzato Midnight Mass (2021) e Before (2024).
2. Monster (2022 - )
Serie antologica dedicata alle figure di serial killer divenuti tristemente celebri per la crudezza dei loro crimini. Tre stagioni – con una quarta dedicata a Lizzie Borden attualmente in produzione – per un totale di 27 episodi che durano in media tra i 36 e i 65 minuti, Monster si è concentrata finora su Jeffrey Dahmer, i fratelli Menéndez ed Ed Gein.
Tutti pluriassassini attraverso i quali Murphy ha potuto affrontare tematiche come la malattia mentale, gli abusi sessuali e il fallimento del sistema giudiziario e sociale che hanno contribuito a far sì che l'orrore si perpetrasse. La serie più riuscita in termini di scrittura, regia e interpretazioni di tutta la produzione horror di Ryan Murphy. Una disamina psicologica approfondita che, sebbene non rinuncia al suo stile eccessivo, riesce a restituire tutta la complessità dei suoi protagonisti senza volontà di giustificarne le azioni. Da recuperare se ti è piaciuta Candy - Morte in Texas (2022).
1. American Horror Story (2011)
Ben 132 episodi divisi in 12 stagioni per la serie TV antologica che più di tutte ha contribuito a legare il nome di Ryan Murphy all'horror. Un cast corale di grandi nomi, da Sarah Paulson a Jessica Lange passando per Kathy Bates e Evan Peters, storie sempre diverse legate da un filo rosso che le collega di stagione in stagione e generi che spaziano dallo slasher al gotico passando per il fantascientifico.
Visivamente audace e ricercata, American Horror Story affronta tematiche sempre nuove, dalla discriminazione alle malattie mentali, dalla manipolazione alle ossessioni. Un vero e proprio universo narrativo dal grande impatto visivo ed emotivo nonostante, ovviamente, l'andamento dei vari capitoli possa oscillare. Tra hotel infestati, circhi, manicomi, streghe e case coloniali, ce n'è davvero per tutti i gusti (horror).